Vita di un Pokèmon.

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  1. Charizard Blu
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    " qㄩ∆レς◊ㄅ∆ ㄅɬ∆ ㄕ∑Я ς∆㎡๒ⅰ∆Я∑, ㄕЯ◊㎡∑ㄅㄅ∆ ∂ⅰ ∆レレ∑и∆ɬ◊Я∑. ㄅㄩⅰςㄩи∑, è ◊Я∆ ∂ⅰ モ∆Яㄅⅰ ς∆ɬɬㄩЯ∆Я∑! è ∆ЯЯⅰ√∆ɬ∆ レ∆ ɬㄩ∆ ◊Я∆! レ∑бб∑и∂∆Яⅰ◊ ∂∑レレ'∆ςqㄩ∆, ㄕ∑Я レ∆ ㄕЯⅰ㎡∆ √◊レɬㄅ √∑ЯЯ∆ⅰ ∂◊㎡ⅰи∆ɬ◊! レ◊ ㄅ∑иɬ◊, レ∆ ㎡ⅰ∆ ㎡∆ㄅɬ∑Я๒∆レレ и◊и モ∆レレìЯà!!!»
    Mi arrivarono irriconoscibili queste parole dal fondo del Monte Argento.
    Immobile, aspettai pazientemente l'arrivo dell'Allenatore in salita finchè non spuntò dal basso. Brandiva una Masterball e una Pokèball normale, che conteneva un Pokèmon.
    L'umano si fermò, stette in mia contemplazione per alcuni minuti, poi lanciò la Pokèball e urlò: «Vai, Sceptile!».
    Il Pokèmon uscì dalla Pokèball e mi rivolse uno sguardo, pieno di aggressività; e attaccò con Foglielama. Evitai le foglie inseguitrici saltando con leggerezza, poi risposi con un devastante Surf che a Sceptile fece poco più di niente; ed essendo più veloce usai Geloraggio che lo mandò al tappeto. Facile.
    L'Allenatore, imprecando, ritirò il Pokèmon abbattuto e non si perse d'animo lanciando la Masterball. Quando sembravo già catturata, corsi velocissima per scappare, intanto la Masterball si schiantò sul muro di roccia umida e andò in mille pezzi.
    L'ennesima cattura fallita.

    Tornai in tana con Entei, Raikou arrivò dopo una mezz'ora abbondante ricoperto di sangue e ferite. Quando lo vide, Entei scoppiò a ridere. «Ahaha! Non sai ancora lottare!».
    «Parla quello che scappa davanti ai Magikarp.».
    La discussione prese un tono alto.
    « È $U₡₡E$$Ø $ØŁØ U₦λ VØŁŦλ! QUEŁ MλGłKλŘP $ŦλVλ PEŘ EVØŁVEŘ$ł ł₦ U₦ G¥λŘ¥λÐØ$! ₦Ø₦ $λł ₡ҤE łŁ ŦłPØ ₣UØ₡Ø è ÐEBØŁE ₡Ø₦ŦŘØ łŁ ŦłPØ λ₡QUλ?».
    « ₩Ø₩, Łλ $₡ØPEŘŦλ ÐEŁ $E₡ØŁØ.».
    Dopo altri odiosi dialoghi, quei due si misero a litigare. Mi stancai di cotanto casino e fuggii ai piedi del Monte Argento. Mi fermai in contemplazione di un lago lì vicino e, con felicità ed ebbrezza, mi misi a correre sull'acqua. Sentivo onde leggere sotto le mie zampe, un massaggio acquatico e puro.
    L'ebbrezza di correre su quella superficie ondosa e leggera non si dimentica mai. Per un umano vedermi correre sull'acqua con leggerezza sarebbe meraviglioso, unico, terribile, fastidioso... in poche parole gli procurerebbe invidia. Lui non è un Pokèmon Acqua, è un umano: un pezzo nel mosaico. Lui vσrrєввє essere come me, o almeno avere le mie capacità. Ma ciò non gli è concesso, così nasce la sua invidia.

    Avete mai passato un momento in cui "non sembrate essere in questo mondo"? Un momento in cui "dormite con gli occhi aperti". A volte dedichi a un pensiero così tanta forza che non puoi far altro che pensare ad esso. È come rimanere in "loop" cercando di trovare la fine e l'inizio di un anello, ci impegniamo finchè non possiamo vedere altro che l'anello. Almeno tutti, una volta nella vita, siamo restati per un po' in questo "limbo".
    È stato proprio in uno di quei momenti beati che una Masterball toccò la mia pelliccia fredda, catturandomi.

    Tre istanti nel buio più totale, un "click" ogni secondo. La Masterball non lasciava scampo.
    Chiusi gli occhi per non vedere cosa mi sarebbe successo, li riaprii dopo dieci minuti e...
    Immaginate una pallina da tennis e di rimanerci chiusi dentro. Atroce, no? Io mi sentivo così dentro la Masterball, sola e isolata in un luogo piccolo e chiuso rispetto all'infinità del mondo esterno.
    Dopo pochi minuti, la noia prese il posto del terrore. Non c'era NIENTE lì dentro, non c'era nè acqua nè cibo e cominciai a star male. Quando ero convinta che avrei trascorso UN'ETERNITÀ lì dentro, colui che mi catturò mi tirò fuori. Stava parlando con un tizio identico a lui.
    Delle strane parole degli umani capii solo queste:
    «CHΞ CФSД? L'HДI CДΓΓЦЯДΓФ VΞЯДMΞИΓΞ?! ΓI ФFFЯФ IL MIФ SДLДMΞИCΞ PΞЯ LЦI!».
    « ИФ, LФ VФGLIФ ДLLΞИДЯΞ PΞЯ БДΓΓΞЯΞ IL CДMPIФИΞ.».
    « Ξ SΞ ΓI ФFFЯISSI ЦИ MΞЩ? Ф ЦИ CΞLΞБI?».
    « HФ DΞΓΓФ ИФ.».
    Le altre parole furono indecifrabili per un Pokèmon come me, ma ricordo che ci furono botte. Dopo il discorso il mio Allenatore mi ri-spedì nella Masterball finchè non arrivammo al Bosco Girandola (o come si chiama) e calò la notte. Imprecando, lui si accampò e fece uscire tutti i suoi Pokèmon.
    Conobbi tutta la squadra:

    ●Guscio, un Lapras a livello 30. Era troppo buono, cedeva il suo cibo finchè la sua ciotola non era vuota. Lo sapevo, un giorno si sarebbe fatto cuocere alla griglia.
    ●Elemental, un Ninetales a livello 40. Era l'esatto contrario di Guscio: aggressivo e spietato, prendeva il cibo dagli altri, spegneva il fuoco dell'accampamento e poi lo riaccendeva con le sue fiamme per evitare rimproveri. Era un novizio e si faceva sempre punire.
    ●Leeny, uno Staravia a livello 45. Si credeva molto furbo, bastava un attimo di distrazione e PUF, ti ritrovavi con la ciotola vuota. Raramente veniva scoperto ma a bastonarlo ci pensava Elemental, che se la prendeva con tutti.
    ●Tor, un Tauros a livello 50. Era il leader della squadra, puniva chiunque perdesse in lotta. Era cattivo e spietato, non sempre giusto come un leader dovrebbe essere; tutti si facevano sottomettere tranne io ed Elemental.

    Era il mio primo giorno da Pokèmon catturato e cercai di comportarmi bene. Guscio si avvicinò e mi leccò, Elemental ringhiò appena mi vide, Leeny ghignò e Tor mi sussurrò nella lingua dei Pokèmon: «Vedi di non perdere, o riceverai una bella Incornata.». A quel punto provai per lui un odio indescrivibile.
    All'ora di cena il mio nuovo Allenatore si avvicinò e mi diede una ciotola piena di cibo Pokè, poi mi disse: « CIДФ БΞLLД, PЯФБДБILMΞИΓΞ ИФИ ΓI SΞИΓIЯДI Д CДSД CФMΞ DФVЯΞSΓI; MД FДI LД БЯДVД Ф IФ ΓI CДVΞЯò LΞ БЦDΞLLД. CHIДЯФ?».
    Non capii molto di ciò che disse, ma assaggiai il cibo che mi aveva consegnato. Sembrava di mangiare sterco di toro. Piuttosto che mangiare quella porcheria preferii restare a digiuno, nascosi la ciotola piena di cibo dietro un cespuglio e subito Leeny si fiondò lì per mangiare.
    Il giorno dopo pensai di socializzare col mio nuovo Allenatore.
    Quando mi svegliai volli vedere cosa faceva... e stava parlando con qualcuno, forse il tizio del giorno prima.
    Quasi abituata al linguaggio umano, riuscii a decifrare due frasi:
    «Ti darò il mio Ditto solo se mi garantisci di portarmi uova di Pokèmon leggendari.».
    «Sarà fatto.».
    Il resto non lo capii.
    Subito dopo si diresse verso di noi e io feci finta di dormire.
    «Sveglia» disse brusco. «Ci aspetta un lungo viaggio verso la Lega Pokèmon...». Ritirò i suoi Pokèmon tranne me, e mi portò in una casetta piccola con un giardino gigante.
    Mi sussurrò: «Adesso tu farai due uova di Suicune, una di Celebi e tre di Jirachi. Se ti mancherà anche UNA SOLA di queste uova, conosco un posto pieno di Houndoom affamati che aspettano solo di calpestarti, mangiarti viva, masticarti e sputarti. Tutto chiaro?!».
    Prima che potessi scappare da quel mostro, mi cacciò dentro la Masterball ed entrò. Si mise a parlare con una vecchina che mi portò nel giardino della sua casetta. C'erano molti Pokèmon.
    Ero allegra finchè non incontrai il Pokèmon con cui dovevo fare le uova. Era una specie di melma violacea vivente, con due puntini per occhi e un sorriso inquietante. Si avvicinò a me e... si trasformò: era diventato un Suicune come me, solo con diversi colori. Si avvicinò a me e io ringhiai, però non si fece intimorire... le scene seguenti sono troppo orribili per descriverle. Ricordo solo che continuò fino all'ora di pranzo, ma non uscì nessun uovo.
    L'Allenatore tornò, pagò per ritirarci e quando si accorse che non avevo fatto nessun uovo ghignò. «Bene... o forse solo per me. Ho il mio assassino personale, ed è peggio di qualunque Houndoom.» disse ritirandoci, liberando il Pokèmon-transformer e andando in un vicoletto isolato del Bosco Girandola. Mentre camminava, fischiettava un allegro motivetto.
    Giunti al vicoletto del Bosco, se ne andò lasciando una Pokèball e dicendomi: «Addio.».
    Una volta che fu scomparso nel fogliame, la Pokèball iniziò a vibrare così forte che iniziò a spaccarsi dall'interno. Dopo che la metà di essa schizzò via, ne uscì Tor; il Tauros del mio passato Allenatore, che mi guardava furioso.
    Tor ringhiò e io gli rivolsi uno sguardo velato di rabbia. Tentò di caricarmi ma io lo evitai e mi buttai su di lui spalla contro spalla, ciò ci fece rotolare nell'erba ancora fresca di rugiada. Lui si rialzò prima di me, e così in fretta che sembrava non fosse mai caduto, mi saltò addosso e mi calpestò ripetutamente. Quando la pioggia di colpi terminò mi rialzai e cercai di mordere la sua gola, dove pulsava la vita, ma Tor mi respinse con un morso e mi fece cadere di nuovo. Tentò di calpestarmi ma io gli morsi lo zoccolo, stritolandolo fino all'osso.
    Tor si ritrovò ad affrontarmi a tre zampe. Mentre lottava per restare in piedi, riuscì a usare il mio trucco spalla-contro-spalla molte volte, unito al suo modo di calpestare e il mio metodo di mordere e rompere. Così in poco tempo ero coperta di tagli e ferite e lui aveva solo due zampe utilizzabili. In pratica, tutti erano ridotti a uno stato pietoso. Tor restava accucciato sull'erba del Bosco, solo quando io cercavo di mordere poteva tentare di attaccare. Io invece non potevo muovermi senza sentire dolore in tutto il corpo, e sentivo ancora il dolore dello stupro nel giardino della casetta che unito alle ferite subite, alla cattura improvvisa e alla consapevolezza che il mio passato Allenatore sarebbe tornato, mi stava portando alla pazzia. Inoltre non avevo neanche provato a scappare per avere un momento libero e mangiare delle Bacche, perciò si vedevano facilmente le costole del mio corpo magro.
    Alla fine Tor, con le sue ultime forze, si lanciò verso di me ringhiando di desiderio per arrivare alla mia gola vibrante di grida inespresse quando, durante l'ultimo istante, strisciai sotto di lui e morsi la sua gola. Saltai con quella stretta tra i denti e spinsi il corpo quasi esanime di Tor a terra. Così morì lentamente, tra i Pokèmon del Bosco che guardavano terrorizzati, mentre mi bagnavo di sangue fino agli occhi. Dopo molte sofferenze patite, mi sentivo bene in quel bagno di sangue ed ero molto soddisfatta di me stessa per aver vinto contro un terribile antagonista.
    Rimasi lì, col corpo insanguinato della bestia stretto tra i denti, dopo un po' mi staccai e cominciai a mangiare Bacche, indifferente.

    Aspettai così l'arrivo dell'umano, che non arrivò. Passò la sera e mi misi a correre per raggiungere...non sapevo cosa. Volevo trovare Entei e Raikou, ma non sapevo dove.
    Superai il Bosco, dove la mia cattiva fama aveva fatto presto a espandersi, superai molti percorsi e città con la mia formidabile velocità. Così, in meno di un'ora, arrivai al Lago d'Ira.
    Era un luogo che non avevo mai visto e mi spaventava soprattutto il fatto che quel luogo era abitato da umani. Anche i Gyarados mi spaventavano, ma dal mio Allenatore avevo subito una terribile tortura e una volta mi era bastata. Mi dovevo riposare, ma questo era l'unico dei miei problemi. La cosa che più mi terrorizzava era che l'Allenatore NON mi aveva liberato, poteva ancora comandarmi e se non fosse morto o se la Masterball che mi conteneva non si sarebbe distrutta sarei rimasta nelle sue mani per sempre. Poteva liberarmi, ma non ci si separa facilmente da una bellissima Suicune ad un alto livello. Quando scorsi il lago mi gettai subito nell'acqua sporca e per parecchio tempo corsi sull'inquinata superficie dell'acqua, spinta da un istinto irrefrenabile.
    Poi vidi un mulinello d'acqua e mi avvicinai, mi misi a giocare con esso schizzandoci sopra acqua e guardarlo girare. Ma dopo un po' di tempo passato così il mulinello si ingrandì e in pochi attimi vidi spuntare da esso una creatura che non riuscii a identificare, perchè chiusi gli occhi, li riaprii un attimo dopo ed ero circondata dal cielo immenso, guardai sotto di me e mi ritrovai a fissare negli occhi un Gyarados. Con metà del suo bellissimo corpo che si agitava nell'aria, il Pokèmon faceva acrobazie fendendo il cielo e l'acqua, poi si immerse lasciandomi sul fondale del lago, per poi riprendere a danzare. Mi aggrappai alla coda di un altro Gyarados danzante che agitò la testa e la coda, tuffandosi e alzandosi nell'aria, intanto io percorrevo il suo corpo azzurro e quando arrivai alla testa guardai il paesaggio, poi mi tuffai. Misi le zampe come le mettono i Meowth per attutire la caduta, e mi ritrovai a camminare a pelo d'acqua con attorno un cerchio formato da tutti i Gyarados e Magikarp del lago. Ero proprio al centro. I Gyarados facevano acrobazie attorno a me; e i Magikarp, all'esterno del cerchio, giravano in tondo attorno ai Gyarados, e si tuffavano ripetutamente. Capii che si trattava solo di una danza e mi misi a correre in circolo, latrando e ululando il mio verso.
    Dopo parecchi minuti passati così, i Gyarados e i Magikarp emisero un verso spaventato di allarme e si immersero, scomparendo. Confusa e allarmata, guardai al centro del circolo in cui correvo e sentii il verso di un Gyarados, solo infinitamente più rumoroso e pieno di collera. Un secondo dopo vidi un Gyarados uscire dall'acqua. Quando vidi il suo colore, presi un colpo: era rosso vivo. Aveva molte ferite da battaglia appena rimarginate, i suoi canini erano estremamente affilati ma molto sporchi, come gli altri denti. Uscì dall'acqua contorcendosi, e mi accorsi che era molto, ma molto più grande di qualsiasi Gyarados... Quando emerse completamente si chinò per guardarmi, e mi accorsi che era cieco da un occhio.
    «₡Ø$λ ₡ł ₣λł ₦EŁ MłØ ŁλGØ?» chiese impassibile. La sua bocca spalancata era enorme, notai con orrore che avrebbe potuto ingoiarmi come se fossi una briciola di pane.
    «Non mi mangiare. Ho un sapore terribile» dissi manipolando la conversazione.
    « ₡'è U₦ $ØŁØ MØÐØ PEŘ $₡ØPسأØ...» rispose avvicinandosi.
    «No! Voglio solo un passaggio fino a Borgo Foglianova e niente di più» gridai, cercando di ricordare la posizione del Monte Argento. Dal Borgo avrei superato le cascate Tohjo e avrei imboccato il sentiero nascosto che conduceva al Monte Argento. "Sono un genio" pensai, e la soddisfazione era tale che azzardai un sorrisetto.
    « PEŘ₡ҤÈ ÐØVŘEł?» rispose il Gyarados con voce piena di disprezzo per me. « Ҥλł ł₦Vλ$Ø łŁ MłØ ŁλGØ E Ҥλł PŘE$Ø łŁ MłØ PØ$ŦØ ₦EŁŁλ Ðλ₦Zλ ÐEŁ BŘλ₦₡Ø! λGŁł λŁŦŘł PØKÈMØ₦ Płλ₡ł PUŘE, ₡Ø$Ì ÐØVŘò ŁØŦŦλŘE ₡Ø₦ ØG₦U₦Ø Ðł ŁØŘØ PEŘ ŘłλVEŘE łŁ PØ$$E$$Ø ÐEŁ ŦEŘŘłŦØŘłØ... ₦Ø₦ Mł ŘE$Ŧλ λŁŦŘØ $E ₦Ø₦ ₡ŘEÐEŘE ₡ҤE $Ŧλł ₡EŘ₡λ₦ÐØ Ðł PŘE₦ÐEŘE łŁ MłØ PØ$ŦØ!» aggiunse furioso.
    Non riuscii a rispondere.
    « λŁŁØŘλ È ÐE₡ł$Ø» decretò. « Ðł₡ҤłλŘØ ł₦łZłλŦλ Łλ ŁØŦŦλ PEŘ łŁ ÐØMł₦łØ ÐEŁ ŁλGØ Ð'łŘλ!».
    «Ma come? Io non...» Non feci in tempo a finire la frase che il Gyarados rosso sprofondò sotto le mie zampe. Guardai l'acqua, cercando di prevenire il suo attacco, ma non riuscivo a identificare la sua posizione. All'improvviso emerse e mi trovai in aria sul suo muso, come mi ero trovata in precedenza con un Gyarados danzante, e cercai di graffiare il suo unico occhio sano; ma prima che lo potessi fare mi portò sul fondale. Riuscii a tenermi stretta al suo muso per non cadere, ma non fu una cosa positiva. Giunse sul fondo sabbioso e sbattè la testa usandomi come casco.
    Con grande fatica riuscii ad arrivare in superficie, ma lui fu più veloce di me e mi spinse in aria. Dopo un alto salto caddi sulla riva del lago, a terra. Ero stremata.
    Man mano che il Gyarados rosso si avvicinava mi resi conto che era impossibile batterlo, era impossibile rivedere il Monte Argento e mi rassegnai al fatto che non avrei mai più rivisto i miei fratelli. Ma, guardando la sua bocca spalancata, pensai a un metodo per raggiungere la vetta finale e per fare l'ultimo passo, e fu il mio amore per Entei e Raikou a farmi alzare di scatto e a farmi entrare nella bocca del Gyarados.
    Ignorando il terribile odore, scesi giù per la gola e arrivai nello stomaco, dove i succhi gastrici ribollivano. Là il cattivo odore si amplificò mentre cominciai a devastare il mio nemico dall'interno: usai le mie mosse migliori contro le pareti organiche del Gyarados e bastarono poche mosse per far contorcere il suo corpo (lo sapevo perchè lo stomaco iniziò a tremare). Quando la puzza mi stava uccidendo il Gyarados gridò e mi sputò fuori.
    « Ҥλł Vł₦ŦØ, Ҥλł Vł₦ŦØ!» gridò, e si avvicinò in segno di resa.
    Poi con voce solenne disse: « Ŧł Ðł₡ҤłλŘØ U₣₣ł₡łλŁME₦ŦE PλÐŘØ₦λ ÐEŁ ŁλGØ Ð'łŘλ.».
    Tutti i Gyarados e i Magikarp emersero e ripresero la danza del branco, precedentemente interrotta, attorno a me. Subito dichiarai: «Non voglio esserlo. Io voglio solo essere ciò che sono, cioè sorella di Entei e Raikou.».
    Il Gyarados rosso, colpito da ciò che avevo detto e senza dire una parola, mi mise sul suo dorso, giunse sul fondale e andò in un fiume sotterraneo segreto, mentre i Pokèmon del Lago ululavano a gran voce l'avvento dello Spirito dell'Acqua.
    Intanto io e il Gyarados rosso percorrevamo il fiume sotterraneo.
    «Questo è il Fiume Pece. È il fiume più pulito del mondo, perchè nessuno sa della sua esistenza. Alimenta il Lago d'Ira e perciò è di vitale importanza per i Pokèmon che ci vivono, compreso me. Il Fiume si estende sotto la Grotta Scura e finisce proprio nel laghetto di Borgo Foglianova. Ti chiedevi se aveva un'utilità, vero?» spiegò il rosso Gyarados.
    «Sì» risposi ridendo.
    Durante il viaggio per arrivare a Borgo Foglianova, il Gyarados rosso si mostrò cordiale e simpatico e rispose a tutte le mie domande. Nel Fiume non c'era anima viva tranne noi due, e ciò mi affascinava: avere l'accesso al posto più remoto del mondo. Anche il Monte Argento è remoto, ma mai quanto lo sarà il Fiume Pece.

    Dopo molti minuti Gyarados emerse, eravamo arrivati a Borgo Foglianova... o quasi. «Oh mio Arceus» sussurrò, e anch'io ero sull'orlo di dirlo anch'io quando vidi il Borgo.
    Le fiamme stavano divorando ogni cosa; i cadaveri dei cittadini erano neri e carbonizzati, alcuni erano conservati in un guscio di pietra (come i corpi ritrovati di una città antica del mondo degli umani), altri ancora avevano lo scheletro visibile e quasi tutti, prima di morire, avevano evidentemente cercato di scappare strisciando e i loro corpi erano sull'uscio delle porte delle loro case. Scesi dal dorso del Gyarados rosso ed esaminai una casetta in fiamme, riconoscendo qualcosa... o qualcuno di familiare.
    Era il mio Allenatore! Mezzo divorato dalle fiamme, mi pregava con gli occhi di aiutarlo. Io potevo farlo, e sinceramente avrei salvato un umano normale. Ma lui non era normale.
    Mi aveva sottratto dai miei fratelli e mi aveva usato per qualcosa di impossibile, mi aveva fatto combattere contro un suo Pokèmon per sopravvivere e mi chiedeva aiuto?
    Notai che non aveva alcun Pokèmon. Aveva solo la Masterball che mi conteneva, e mi pregò con lo sguardo finchè non riuscì ad allungare la Masterball verso di me e a sussurrare: «Se... non mi aiuti... ti ficco di nuovo... dentro.».
    Approfittando del momento, distrussi la Masterball con facilità e, prima di morire, il mio ormai passato Allenatore riuscì a dire solo un frammento di frase: «Io ti uccid...».
    Poi crollò a terra, esanime, e tornai da Gyarados per ringraziarlo e per dirgli che sarei tornata spesso al Lago d'Ira.
    Lo guardai immergersi e tornare al Lago. Pregai in silenzio per lui di non avere nessun Allenatore e ripresi il cammino verso le Cascate Tohjo.

    Superai le Cascate come un Treecko che scala un muro e presto arrivai ai piedi del Monte Argento. Non c'era anima viva nemmeno lì e provai una gioia infinita, tanto che ululai eccitata per tutta la durata della scalata del Monte.
    Quando arrivai sulla cima, davanti alla nostra tana, vidi Entei e Raikou parlare.
    «Dov'è finita Suicune? Doveva tornare... qualche giorno fa.» disse Entei.
    «È morta» rispose secco Raikou, campione mondiale di pessimismo. «oppure è stata catturata, ma non ci spero troppo. Ma è colpa tua, potevi allenarti di più ed evitare il litigio fra me e te, così non avremmo perso di vista Suicune!».
    «Ma che dici? È colpa tua, che mi hai provocato! Potevi risparmiarti tutti i tuoi stupidi commenti sulla mia forza!».
    «Tu dovevi essere forte, e io avrei risparmiato i miei "stupidi" commenti! E devi esserlo anche adesso, o finirai alla griglia come probabilmente è successo a Suicune!».
    «Bravo, continuiamo a litigare! Magari porta fortuna e Suicune riappare come è scomparsa l'ultima volta!».
    Mentre continuavano a litigare io mi misi nella posizione in cui i Persian aspettano la loro preda e mi buttai su Raikou ed Entei "facendo la scema" come dissero loro, leccandoli, pulendo loro il pelo e dandogli zampate. Seguirono molte domande: Dov'eri?
    Come stavi? Chi ti ha fatto cosa? Dove ti ha portato? Cos'hai fatto? Dove sei andata? Ma soprattutto Come hai fatto a scomparire? Intanto raccontavo della cattura, dell'Allenatore, della sua squadra, della richiesta impossibile dell'Allenatore, della casetta e del suo grande giardino, del Pokèmon transformer, della tremenda lotta con Tor, del Lago d'Ira, della danza del branco, dell'incontro con il Gyarados rosso e la lotta contro di lui, del segretissimo Fiume Pece, dei resti di Borgo Foglianova, la liberazione dall'Allenatore e la sua morte. Loro ascoltavano in silenzio, come se mi credessero ma allo stesso tempo mi credessero pazza.
    «Forse è stato un sogno» disse Raikou sbigottito ed Entei annuì e disse: «Forza Suicune, andiamo a festeggiare con una bella corsetta.».
    Accolsi volentieri, ma il mio sguardo incontrò il cielo ormai blu e tra le stelle mi parve di vedere l'Allenatore che riceveva la punizione che si meritava. Rividi le lotte che avevo fatto, i luoghi che avevo visto e gli amici che avevo conosciuto.
    Poi una voce mi svegliò dal mio sogno ad occhi aperti: «Suicune, vieni!».
    Risposi raggiungendo in fretta i miei fratelli e correndo con loro, con la consapevolezza che nessun umano ci avrebbe separato. MAI PIÙ.





    ~storia proveniente dalla mia fantasia... ma se volete consegnate a me i vostri Pokèmon XD~
     
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