Posts written by † Katherine.

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    Ritiro!

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    «Parlo piccolo Scoppiò a ridere, scuotendo la testa e appoggiando le mani sui braccioli della poltrona. Fece pressione e si alzò. «Buona fortuna per la ricerca degli occhiali, allora. Io vado a dormire. 'Notte.» Disse, e facendo un cenno anche a Serey si allontanò verso le stanze.
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    Sobbalzò al saluto di Serey, con un'espressione leggermente stupita. Da quando era tornata in città, non aveva detto a nessuno il nome che usava prima di partire. Si faceva chiamare Katherine, da tutti. Quindi lei si ricordava.
    Quando si rese conto che probabilmente sarebbe stato inutile iniziare una conversazione più o meno seria con lei in quelle condizioni, appallottolò la carta delle patatine finite e la strinse nella mano, mentre si lasciava cadere sullo schienale della poltrona.
    «È stata solo la prima stanza che ho visto, non avevo voglia di restare nella mia.» Ammise. Non ci trovava nulla di particolare, in quel salotto. Alzò lo sguardo, osservando i lampadari, e ci rifletté: era sicuramente una stanza bellissima e ben arredata, ma era solo una stanza.
    E francamente la sua le piaceva di più.
    Abbassò gli occhi e guardò Nicola di sottecchi, ancora un po' indecisa. Non aveva voglia di litigare sempre per le solite ragioni, e da quando era tornata a Flame aveva perfino cambiato nome, oltre tutto il resto. Valeva la pena lasciare solo i vecchi rancori?
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    Anche se fu brevissima, colse l'occhiata che Nicola aveva lanciato alle patatine. Lo guardò, alzando le sopracciglia e sogghignando, per poi andare a lasciarsi cadere sulla poltrona lì accanto, continuando imperterrita a mangiare.
    Spostò lo sguardo da lui a Serey, e poi di nuovo su di lui, come se stesse guardando uno show. Poi si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
    «Scusate se vi interrompo, » ridacchiò, «ma qualcuno di voi ha visto gli altri? A parte Shay, non vedevo nessun altro dal giorno in cui è iniziato tutto questo.»
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    Sgranocchiando patatine rimaste dalla refurtiva, Katherine raggiunse il salotto con aria stanca. Si rendeva conto di essere stata poco presente nelle attività del Reality, e ciò non aveva fatto altro che peggiorare la situazione di claustrofobia che l'aveva colta da un paio di giorni. Non si sentiva oppressa, no; era solo una vaga sensazione di insoddisfazione che le aleggiava nel sangue, con il solo risultato di lasciarla con una stanchezza perenne.
    Quando si accorse che nel salotto c'erano altre persone si bloccò un attimo, smettendo di masticare. Le riconobbe all'istante, ovviamente. Si avvicinò e salutò Nicola con un'espressione contrariata, senza neppure nascondere il fatto che avrebbe preferito vedere chiunque tranne che lui. Non aveva ben seguito i cambiamenti recenti di Serey, però. Non riusciva a capire né cosa ricordasse, né cosa sapesse. Aggrottò le sopracciglia, confusa dai suoi stessi pensieri, e si limitò a borbottare un «Buonasera» soffocato tra una patatina e l'altra.
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    «Ad essere ottimisti abbiamo un tetto per tre mesi, quindi io non ci penserei più di tanto.» Rispose, per poi iniziare a lanciargli le confezioni.
    «Lasciamo queste in stanza e andiamo a cercare qualcuno.» Acconsentì, raccogliendo le scatolette rimaste ed uscendo dalla cucina.
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    Non riuscì ad afferrarlo in tempo, quindi il cubetto andò a sbattere sulla sua faccia e cadde a terra. Lo guardò tristemente, scuotendo la testa.
    «Sei una persona bruttissima. Guarda tu gli sprechi.» Borbottò, saltando giù dal tavolo e tornando verso le provviste per trovare qualcos'altro e placare finalmente la fame.
    «In realtà no. Non posso uscire da qui, oltre tutto, quindi dubito di avere qualcosa "di particolare" da fare.» Virgolettò con le dita le due parole, sospirando. Ricordava il periodo in cui aveva vissuto lì, ma in qualche modo il fatto che ormai l'isola non fosse più sua e di sua madre la metteva a disagio. Non si sentiva a casa, si sentiva stretta.
    Aggrottò le sopracciglia, ricordando improvvisamente cos'aveva detto. «Ehi! Al massimo sarete voi a morire.»
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    «Stavo solo facendo un giro...» Rispose, pulendosi la bocca con il dorso della mano e ricominciando a cercare. «Sei tu il ladro, qui. Io ti ho solo trovato con del cibo in mano e ne ho approfittato.» Ridacchiò, spostando insoddisfatta le varie confezioni.
    Si voltò verso di lui e si appoggiò con una mano al tavolo, mentre con l'altra scartava una scatoletta di prosciutto a cubetti e gliela porgeva. Poi l'appoggiò accanto a sé e saltò per sedersi sul banco, iniziando a scrutare la cucina da una posizione ovviamente giusto un po' più alta.
    «Non ti avevo visto all'entrata.» Disse, ricominciando a mangiucchiare. «Pensavo che alla fine avessi rinunciato.»
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    «Ah-ah!» Katherine si parò davanti all'amico, a braccia incrociate, cercando di nascondere un sorriso divertito.
    «Polizia, eh?» Lo prese in giro, per poi lasciar scivolare le mani lungo i fianchi e scoppiare a ridere. C'era una grande percentuale di probabilità che lei fosse in quel posto per esattamente lo stesso motivo, ma probabilmente, dopo quel momento, non l'avrebbe mai ammesso. Si avvicinò e iniziò a spostare le scatolette e le confezioni tra le braccia di Shay, cercando qualcosa che la attirasse particolarmente. Individuò una barretta di cioccolata e la sfilò dalla montagnetta cercando di non far cadere tutto, la scartò e iniziò a mangiucchiarla.
    «Lo sai che potrebbero cacciarti per questo, vero?» Borbottò, con la bocca piena.
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    Ritiro!
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    Ritiro! :3
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    Scoppiò a ridere anche lei, nonostante la situazione fosse diventata ormai più che tesa.
    «Dai, davvero nessuno ha da mangiare?» Si lamentò, ridendo. Poi osservò Serey, armata di tacco, che minacciava Dede.
    «Purtroppo sì. Dice anche di non ricordarsi di me, eh.» Precisò.
    Spostò infine lo sguardo su Aurora, che era stata abbastanza silenziosa, e vedendola lontana la salutò con un breve cenno della mano. Il posto iniziava ad affollarsi parecchio.
    «Potremmo andare a vedere cosa c'è alle cucine!» Propose. «Giusto per dare un'occhiata...»
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    «Bene, quindi se ti ricordi non vedo il motivo per cui dovresti anche rivolgermi la parola. E meno ancora giudicare.»
    Si alzò dalla sdraio, si sfilò le scarpe e si sedette sul bordo della piscina, lasciando che l'acqua le bagnasse un po' i piedi, ed iniziò a giocherellarci con le mani.
    A sentire Luke, ridacchiò. «Sì, direi che va benissimo.»
    Osservò i piccoli cerchi nell'acqua, senza farci particolare attenzione, e fissando più che altro il proprio riflesso rovinato dalle onde.
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    Gli sorrise, gli restituì la canna e si sedette anch'ella su una delle sdraio; si lasciò cadere all'indietro, chiudendo nuovamente gli occhi.
    «Dire di aver perso la memoria mi sembra un'ottimo modo per far finta di niente.» Commentò, senza guardarlo. Non aveva nessuna intenzione di ricominciare a litigarci appena tornata in città: gli anni passati erano stati decisamente abbastanza.
    Quindi respirò piano, senza badarci più di tanto, ma alla sua domanda aggrottò le sopracciglia. Si sollevò leggermente sui gomiti ed aprì gli occhi, perplessa.
    «Perché cosa, scusa?» Domandò, un po' con aria di sfida.


    Edited by † Katherine. - 30/9/2014, 22:59
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    «Katherine.» Pronunciò distrattamente il proprio nome, intenta a guardarsi attorno. Appoggiò le mani sui fianchi e stirò la schiena, per poi lasciarle scivolare nelle tasche posteriori dei jeans.
    Osservò i due ragazzi, incuriosita. Non aveva mai visto nessuno di loro due, segno che facevano parte di quelli appena arrivati, e non appena tornati. O probabilmente erano solo arrivati quando lei ormai era andata via da un pezzo.
    Sentiva, oltre all'odore dell'erba, quello fresco dell'atmosfera di Flame. Le era sempre sembrato un mondo a parte, e non aveva mai capito se fosse solo perché lì c'era tutta la sua vita, assieme ai suoi amici e la sua famiglia, o se avesse davvero qualcosa in più.
    O forse si sentiva semplicemente a casa, come quando sei appena tornato da un viaggio e magari la strada di ritorno è sembrata infinita, tanto che non vedevi l'ora di tornare a casa. E non c'è sensazione più bella dell'arrivarci, finalmente.
    Il suo viaggio era stato lunghissimo, perché era davvero durato anni.
    Tese la mano verso quella di Manuel, portando la canna alle labbra e tirando con calma. Alzò il capo e socchiuse gli occhi, trattenendo il fumo per poi soffiarlo via lentamente.
    Notò l'ultimo arrivato e lo guardò con diffidenza. «Non sapevo ti fossi iscritto anche tu.»
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