Traduzioni Latino-Italiano di Opere, Passi e Versioni.

Traduco Ergo Sum - Versioni Complete di Latino

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  1. .Edward Elric.
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    Qui ci saranno le traduzioni della maggior parte delle versioni di autori latini, ma anche versioni semplici che possono assegnare a scuola.
    Non ci saranno tutti i titoli delle versioni, perchè molte delle seguenti avranno il loro titolo originale. Quindi vi consiglio di usare ctrl+F e inserire una parte di una frase della versione.
    es: cerco la mia versione qua,ma non essendoci il titolo vero,la cerco premendo ctrl+F e mettendoci "Nostrae res meliore loco(...)".A questo punto,trovo la parte che cercavo evidenziata,e noto che quella è proprio la mia versione.

    Da qui in poi verranno messe le versioni con le loro traduzioni dirette*:
    (*ATTENZIONE: Alcune versioni non sono state tradotte molto bene, quindi è sempre un bene per voi ricontrollarle ed aggiustarle.)



    Ad Brutum
    Nostrae res meliore loco videbantur; scripta enim ad te certo scio quae gesta sunt. qualis tibi saepe scripsi consules, tales exstiterunt. Caesaris vero pueri mirifica indoles virtutis est. Vtinam tam facile eum florentem et honoribus et gratia regere ac tenere possimus quam facile adhuc tenuimus! est omnino illud difficilius sed tamen non diffidimus. persuasum est enim adulescenti et maxime per me eius opera nos esse salvos. et certe, nisi is Antonium ab urbe avertisset, perissent omnia. triduo vero aut quadriduo ante hanc rem pulcherrimam timore quodam perculsa civitas tota ad te se cum coniugibus et liberis effundebat eadem recreata a. d. xii Kal. Maias te huc venire quam se ad te ire malebat. quo quidem die magnorum meorum laborum multarumque vigiliarum fructum cepi maximum, si modo est aliquis fructus ex solida veraque gloria. nam tantae multitudinis quantam capit urbs nostra concursus est ad me factus; a qua usque in Capitolium deductus maximo clamore atque plausu in rostris conlocatus sum. nihil est in me inane; neque enim debet; sed tamen omnium ordinum consensus, gratiarum actio gratulatioque me commovet propterea quod popularem me esse in populi salute praeclarum est. Sed haec te malo ab aliis. me velim de tuis rebus consiliisque facias diligentissime certiorem illudque consideres ne tua liberalitas dissolutior videatur. sic sentit senatus, sic populus Romanus, nullos umquam hostis digniores omni supplicio fuisse quam eos civis qui hoc bello contra patriam arma ceperunt; quos quidem ego omnibus sententiis ulciscor et persequor: omnibus bonis approbantibus. tu quid de hac re sentias, tui iudici est; ego sic sentio trium fratrum unam et eandem esse causam.

    Traduzione
    Cicerone saluta Bruto La nostra situazione pare alquanto migliorata: quello che è accaduto so positivamente che ti è stato scritto. I consoli furono alla prova quali io te ne avevo spesso detto. Meravigliosa poi la disposizione del giovane Cesare per la rettitudine. Almeno mi sia dato dirigerlo e dominarlo con tanta facilità in mezzo agli onori e agli evviva, quanto mi è stato possibile finora! Sarà senza dubbio più difficile; non dispero tuttavia: il giovane infatti è convinto, ed io ho contribuito moltissimo a rafforzarlo in tale idea, che noi siamo salvi per il suo intervento. E certo se egli non avesse tenuto lontano da Roma Antonio, tutto sarebbe andato in rovina. Nei tre o quattro giorni che precedettero questo fortunatissimo evento la popolazione, sconvolta da certe voci, pensava di rifugiarsi da te con le mogli e i figli; la stessa, riavutasi dopo il 19 aprile, preferirebbe ora che tu arrivassi qui anziché accorrere da te. Se da una gloria solida e vera si può aver frutto, certo io in quel giorno colsi il frutto migliore delle mie grandi fatiche e delle mie veglie numerose. Tutta una folla di popolo quanta ne può capire questa nostra città si riversò da me, e da essa fui portato fino al Campidoglio, issato sui Rostri fra i più fragorosi applausi. Nessuna vanità da parte mia, né ci dovrebbe essere; ma il consenso unanime di tutti gli ordini nel ringraziamento e nelle congratulazioni mi commosse veramente, perché grande e bella cosa è la popolarità conseguita con la salvezza del popolo.


    Epistula, 2, 4, 1
    M. CICERO S. D. CURIONI Epistularum genera multa esse non ignoras sed unum illud certissimum, cuius causa inventa res ipsa est, ut certiores faceremus absentis si quid esset quod eos scire aut nostra aut ipsorum interesset. Huius generis litteras a me profecto non exspectas. Tuarum enim rerum domesticos habes et scriptores et nuntios, in meis autem rebus nihil est sane novi. Reliqua sunt epistularum genera duo, quae me magno opere delectant, unum familiare et iocosum, alterum severum et grave. Utro me minus deceat uti non intellego. Iocerne tecum per litteras? Civem mehercule non puto esse, qui temporibus his ridere possit. An gravius aliquid scribam? Quid est quod possit graviter a Cicerone scribi ad Curionem nisi de re publica? Atqui in hoc genere haec mea causa est ut [neque ea quae sentio audeam] neque ea quae non sentio velim scribere.

    Traduzione
    Cicerone saluta Gaio Curione. Sai bene che si sono molti generi epistolari, ma il genere per eccellenza è quello per il quale è stato inventato il genere stesso, per informare chi è lontano, se è accaduto qualcosa che importi a noi o a loro che essi seppiano. Senza dubbio non aspetti da parte mia lettere di questo genere. Delle tue faccende private infatti hai corrispondenti e messaggeri di casa tua, riguardo poi le mie faccende non c'è nessuna novità. Sono rimasti due generi epistolari, che mi piacciono molto, uno familiare e gioviale, l'altro serio e grave. Non capisco quale dei due mi si addica meno usare. Dovrei scherzare con te per lettera? Certamente non penso di essere un cittadino che possa ridere in questi tempi. O forse scrivere qualcosa di serio? Che cosa c'è che possa essere seriamente scritto da Cicerone a Curione se non sullo stato? Eppure in questo tipo di lettera la mia situazione è tale che né oso (scrivere) ciò che penso, né voglio scrivere ciò che non penso.


    Ad Familiares, XIV,5
    Tullius s.d. Terentiae suae 1) Si tu Tullia, lux nostra, valetis, ego et suavissimus Cicero valemus. Pr. Idus Oct. Athenas venimus, cum sane adversis ventis usi essemus tardeque et incommode navigassemus. De nave exeuntibus nobis Acastus cum litteris presto fuit uno et vigesimo die, sane strenue. Accepi tuas litteras, quibus intellexi te vereri ne superiores mihi redditae non essent. Omnes sunt redditae, diligentissimeque a te perscripta sunt omnia, idque mihi gratissimum fuit. 2) Neque sum admiratus hanc epistulam, quam Acastus attulit, brevem fuisse ; iam enim me ipsum expectas, vive non ipsos, qui quidem quam primum ad vos venire cupimus, etsi, in quam rem publicam veniamus, intellego. Cognovi enim ex multorum amicorum litteris, quas attulit Acastus, ad arma rem spectare. Vos meas suavissima et optatissima Terentia, si nos amatis, curate ut valeatis. Vale. Athenis a.d. XVII K. Novemb.

    Traduzione
    Tullio saluta la sua Terenzia 1) Se tu e Tullia, nostra luca, state bene, io ei dolcissimo Cicerone stiamo in buona salute. Il 14 ottobre veniamo ad Atene, avendo fatto uso con giudizio dei venti avversi e avendo navigato lentamente e poco convenientemente. Acasto a noi che scendavamo dalla nave venne incontro molto velocemente con in mano una lettera dopo venti giorni. Ricevetti la tua lettera, con la quale ho capito che temevi che le precedenti non mi fossero state recapitate. Tutte recapitate e molto diligentemente furono tutte scritte da te e ciò mi fu molto grato. 2) Né mi ha meravigliato che questa lettera la quale portò Acasto fosse breve. Infatti tu già aspetti me, anzi noi che desideriamo certamente venire da voi quanto prima, anche se mi rendo conto in quale repubblica viviamo. Ho saputo infatti, dalle lettere di molti amici, che la situazione volge alle armi. Voi abbiate cura della mia dolcissima e buonissima Terenzia se ci amate. Salve. Atene 16 ottobre.


    I Galli entrano nella città di Roma
    Galli victores ante solis occasum ad urbem Romam perveniunt. Tunc inventus romana in arcem conscendit. Senes vero domos intraverunt et,ad mortem parati, adventum Gallorum expectabant: qui magistratus fuerunt,ornati honorum insignibus, in vestibulis aedium in eburneis sellis insiedebant et magna cum dignitate hostes expectabant. Interim Galli domos patentes intrant, vident senes diis similes ornatu et vultus maiestate et eos statuas putant; Gallus autem ultro barbam magistratus permulcet. At Romanus propter molestiam scipione eburneo caput Galli percutit: hic iratus Romanum occidit. Inde caedes fuit: Galli senes omnes trucidaverunt.

    Traduzione
    I galli vincitori prima del tramonto del sole giunsero a Roma. Allora la gioventù romana salì alla rocca. I vecchi in verità entrarono in casa e aspettavano pronti alla morte l'arrivo dei galli: quelli che furono magistrati, ornati di insigni onori, sedevano in seggi d'avorio nei vestiboli dei templi. Intanto i galli entrano nelle case, vedono i vecchi simili a divinità per ornamenti e per grandezza di volto e li ritengono statue. Un gallo istintivamente sfiora la barba di un magistrato. Ma il romano per l'offesa percuote con lo scettro eburneo la testa del gallo: questo irato uccide il romano. Da qui ci fu una strage: i galli trucidarono tutti i vecchi.


    La cicala e la formica
    Olim garrula cicada in frondosa olea canebat; formica, contra, inter rimas terrae assidue laborabat. Cicada formicam videt et ita reprehendit:"Stulta bestiola, cur ita tuam vitam maceras? Ego cano, vitam laetam ago et agricolas delecto". At formica cicadae ineptias non curat et operam suam continuat. Sed denique formica vivit, cicada contra, escae inopia, vitam misere amittit.

    Traduzione
    Una volta una garrula cicala cantava sopra un olivo frondoso; una formica, invece, lavorava assiduamente tra le spaccature del terreno. La cicala vede la formica e così la biasima:"Stolta bestiola, perchè consumi così la tua vita? Io canto, rendo la vita lieta e rallegro gli agricoltori". Ma la formica non si prende cura delle sciocchezze della cicala e continua il suo lavoro. Ma alla fine la formica visse, la cicala al contrario, a causa della mancanza di cibo, perse la vita miseramente.


    Idillio agreste
    Vita agricolae est beata. Candidae rosae ianuam villae exornant. Gallinae errant in area. In amoena silva lusciniae cantant. Agricola curat vineas fecundas, gallinas enumerat, capras et agnas virga congregat. Villica mensam parat, patinas et pateras in tabula collocat. Iam tenebrae silvam obscurant. Avia lanam tractat et fabula narrat puellae. Fabulae sunt gratae parvae filiae agricolae. Concordia et parsimonia regnant in familia agricolae.

    Traduzione
    La vita dell' agricoltore è beata. Rose bianche abbelliscono la porta della fattoria. Le galline vagano nell' aia. Nel bosco ameno cantano gli usignoli. L' agricoltore si prende cura delle vigne feconde, conta le galline, riunisce le capre e le agnelle con la verga. La fattoressa prepara la mensa, colloca sulla tavola piatti e coppe. Già le tenebre oscurano il bosco. La nonna lavora la lana e narra una favola alla fanciulla. Le favole sono grate alla piccola figlia dell' agricoltore. La concordia e la parsimonia regnano nella famiglia dell' agricoltore.


    In un' aula di scuola
    Discipulae in schola sunt: in cathedra magistra sedet, in sellis discipulae. Magistra discipulas interrogat:"Ubi insula Sicilia est?".Discipulae ita respondent:"Sicilia Italiae magna insula est, multis et pulchris oris clara. Terra fecunda et amoena est. Incolae mercatura magnas divitias congerunt et agricolae optimas uvas colligunt. Ibi benignae aurae semper flant. Poetae sedulas et formosas Siciliae puellas celebrant". Magistra discipularum diligentiam laudat; discipulae admodum laetae sunt.

    Traduzione
    Le alunne sono a scuola: la maestra siede in cattedra, sulle sedie sono sedute le alunne. La maestra interroga le alunne: "Dov'è l' isola della Sicilia?". Le alunne rispondono così:"La Sicilia è una grande isola dell' Italia, famosa per le molte e belle spiagge. La terra è fertile e amena. Gli abitanti grazie al commercio accumulano grandi ricchezze e gli agricoltori raccolgono un' uva ottima. Qui soffiano sempre brezze benigne. I poeti celebrano le fanciulle della Sicilia, belle e diligenti". La maestra loda la diligenza delle alunne; le alunne sono assai liete.


    Bestiario
    Magistra in schola multarum bestiarum vitam puellis narrabat. Dicebat enim:« Formica sedula est, aquila robusta est, ranae parvae sunt, balaenae magnae, alaudae laetae. Alauda enim semper cantat et aurorae nuntia est. Timidae columbae magnarum aquilarum violentiam timent et apud ripas opacas aut in silvis densis volant: silvae obscurae, enim, bestiis parvis gratae sunt, quia illic magnarum bestiarum insidias vitant et escae copiam inveniunt».Discipulae libenter magistrae fabulas audiebant; magistra enim vitam rusticam laudabat et pulchris fabulis puellis delectabat.

    Traduzione
    A scuola la maestra raccontava la vita di molti animali. Diceva infatti:« La formica è diligente, l' aquila è robusta, le rane sono piccole, le balene grandi, le allodole liete. Infatti l' allodola canta sempre ed è messaggera dell' aurora. Le colombe paurose temono la violenza delle grandi aquile e volano presso le rive ombrose o nei fitti boschi: i boschi oscuri, infatti, sono graditi ai piccoli animali, perchè là evitano l' agguato delle grandi bestie e travano cibo in abbondanza».Le alunne ascoltavano volentieri le favole della maestra; la maestra infatti lodava la vita della campagna e rallegrava le fanciulle con belle favole.


    Vita campestre
    Umbra terram opacat, luna latet. Noctua volat. Vaccae et capellae vicinae somniant. Agricola in parva casa mensam nudam observat; interea Tullia, parva agricolae filia, suam pupam permulcet. Subito parva flamma ante fenestram apparet; Tullia observat: pulchra ancilla transit; est Tulliae amica. Tum puella ridet salutatque parvam amicam. Inde agricolae filia e casa exit et cum amica ambulat. Ancilla longam fabulam Tulliae narrat. Puella primum cogitat, inde pulchram fabulam etiam suae pupae narrat.

    Traduzione
    L' ombra oscura la terra, la luna sta nascosta. La civetta vola. Le mucche e le caprette sognano vicine. Nella piccola casa il contadino osserva la tavola sparecchiata; intanto Tullia, la piccola figlia dell' agricoltore accarezza la sua bambola. All' improvviso appare una piccola fiamma davanti alla finestra; Tullia guarda: passa una bella ancella; è un' amica di Tullia. Allora la fanciulla ride e saluta la piccola amica. La serva narra una lunga favola a Tullia. La fanciulla dapprima ci pensa, poi narra una bella favola anche alla sua bambola.


    La ragazza pigra
    Puella non est laeta. Magistra enim est severa et puellam saepe vituperat:« Claudia, non es sedula. Livia et Iulia linguam latinam amant, tu grammaticam ignoras». Nunc puella est sola et cogitat:« Misera puella sum! Aliae puellae saltant, cantant, ambulant ego sola laboro. Beatae sunt asinae et mulae, sempre otiosae!». Puellam ingratam fortunam desiderat, et stulta est: agricola enim asinas et mulas quotidie verberat.

    Traduzione
    La fanciulla non è contenta. La maestra infatti è severa e spesso rimprovera la fanciulla aspramente:« Claudia, tu non sei diligente. Livia e Giulia amano la lingua latina, tu ignori la grammatica ». Ora la fanciulla è sola e pensa:« Sono una fanciulla infelice! Le altre fanciulle ballano, cantano, passeggiano, solo io lavoro. Beate le asine e le mule, sempre oziose!». La fanciulla desidera una sorte ingrata ed è stolta: ogni giorno infatti il contadino frusta le asine e le mule.


    In una villa di campagna
    In matronae villa puellae pulchras violas legunt et magistrae donant; ancillae comam dominae ornant. Avia pulchras fabulas narrat et puellae libenter auscultant. Severae matronae ancillarum negligentiam vituperant, at filiarum diligentiam laudant. Matutinis horis alaudae, calidis horis cicadae, laetae cantant; timidae columbae in altis oleis volant. In villa vita beata et serena est, sine vitae urbanae curis et molestiis. At villae agricolae graviter laborant et escam universae familiae comparant.

    Traduzione
    Nella fattoria della matrona le fanciulle colgono belle violette e le donano alla maestra; le serve ornano la chioma della padrona. La nonna racconta belle favole e le fanciulle la ascoltano volentieri. Le matrone severe biasimano la negligenza delle ancelle, ma lodano la diligenza delle figlie. Nelle ore mattutine le allodole, nelle ore calde le cicale cantano liete; le colombe paurose volano sugli alti olivi. Nella fattoria la vita è beata e serena, senza le preoccupazioni e le molestie della vita urbana. Ma i contadini della fattoria lavorano intensamente e procurano il cibo per tutta la famiglia.


    Nelle antiche isole d' Italia
    Sicilia et Sardinia et Corsica insulae sunt: magna est ibi nautarum peritia. Poetae eorum audaciam canebant et praesertim puellae cupide eos audiebant. Ibi multae et densae silvae erant et terra opima beluas feras atque incolas alebat. Nautae multas et asperas procellas tolerabant. Saepe piratae insularum oras attingebant. In Sicilia clarae coloniae Graecae erant, ubi multas aras deae Proserpinae hodie spectamus. Postea apud oras Siciliae copiae Romanae, pugnis Punicis, suam periculosam aemulam profligabant.

    Traduzione
    La Sicilia, la Sardegna e la Corsica sono isole: là è grande l' abilità dei marinai. I poeti cantavano la loro audacia e soprattutto le fanciulle li ascoltavano con entusiasmo. Là c'erano molti e fitti boschi e la ricca terra nutriva le bestie feroci e gli abitanti. I marinai sopportavano molte tempeste violente. I pirati attaccavano spesso le coste delle isole. In Sicilia, dove oggi vediamo molte are della dea Proserpina, c'erano molte colonie greche. In seguito presso le coste della Sicilia le truppe di Roma sconfiggevano la pericolosa rivale con le guerre puniche.


    Roma Antica
    Neque magna neque opulenta erat olim Roma. Ubi postea viae amplae et stratae, lautae Carinae, marmoreae basilicae, splendidae thermae erant; antea semitae erant angustae et saxosae, paucae et miserae casae, paludosae et praeruptae terrae. Constantia et industria et audacia incolarum inclementiam naturae superabant. Paulatim multis pugnis et egregiis victoriis potentia Romana crevit et Roma universae Italiae domina fuit. Postea militiae Romanae in Sicilia, in Hispania, in Africa variis et cruentiis pugnis pugnabant. Postremo Roma Macedoniam et Syriam et Hispaniam et ceteras terras donabat et diu administrabat.

    Traduzione
    Una volta Roma non era nè grande nè ricca. Dove in seguito c'erano vie ampie e strade lastricate, il sontuoso Carene, le basiliche di marmo e le splendide terme; prima c'erano sentieri angusti e sassosi, poche e misere case, terre paludose e scoscese. La costanza, l' operosità e l' audacia degli abitanti superavano l' inclemenza della natura. A poco a poco con tante battaglie ed egregie vittorie la potenza romana crebbe e Roma fu la padrona ti tutta l' Italia. In seguito le milizie romane combattevano in Sicilia, Spagna e Africa con differenti e cruente battaglie. Infine Roma assoggettava la Macedonia, la Siria e la Spagna e altri territori e a lungo li amministrava.


    La dea Fortuna
    Fortuna caeca est, quia opulentiam aut indigentiam inconsiderate donat et de cornucopia copiam effundit. Poetae deam Fortunam caecam fingunt. Nigra fascia comam eius tegit. Multas tabulas pictas deae Fortunae ubicumque videmus. Italiae incolae Fortunam religiose colunt et rosarum coronis statuas atque aras eius saepe ornabant. Interdum sedulae magistrae discipulis Fortunae figuram ostendunt. Non solum Fortuna caeca est sed etiam caducas divitias donat. Saepe poetae Fortunam celebrant atque potentiam eius laudant.

    Traduzione
    La Fortuna è cieca, perchè dona sconsideratamente l' opulenza o l' indigenza e lancia una gran quantità di corna dell' abbondanza. I poeti immaginano la dea Fortuna cieca. Una fascia nera ricopre la sua chioma. Dovunque vediamo molti quadri della dea Fortuna. Gli abitanti dell' Italia onorano religiosamente la Fortuna e spesso ornavano le sue statue e le sue are con corone di fiori. Talvolta le maestre diligenti mostrano la figura della Fortuna alle alunne. Non solo la Fortuna è cieca, ma dà anche una ricchezza caduca. I poeti celebrano spesso la Fortuna e lodano la sua potenza.


    Le navi romane
    Antiquis temporibus Romani arti nauticae fere imperiti erant et naves parum curabant. Deinde, bellorum Punicorum aetate, etiam proelia maritima necessaria fuerunt. Carthaginienses marium domini erant quia classem superbam possidebant. Magna pars navium litora Siciliae peragrabat, Romanorum colonias offendebat. Tum Romani magnam classem creaverunt, navibus ferreos hamos applicaverunt. Ita, cum navis Romana navi hostium vicina erat, hami puppim adversariam comprehendebant. Rostra muniebant navium proram, aplustria seu tabulae pictae puppim ornabant: ita navis, sicut avis, rostrum et caudam habebat.

    Traduzione
    Nei tempi antichi i Romani erano quasi inesperti dell' arte nautica e curavano poco le navi. In seguito, nell' età delle guerre puniche, anche le battaglie navali furono necessarie. I Cartaginesi erano i padroni dei mari poichè possedevano una flotta superba. Grande parte delle navi percorreva i litorali della Sicilia e nuoceva alle colonie dei Romani. Allora i Romani crearono una grande flotta, e applicarono alle navi uncini di ferro. Così, quando una nave romana era vicina a una nave dei nemici gli uncini catturavano la poppa avversaria. I rostri rafforzavano la prora delle navi, aplustri o pitture ornavano la poppa; così la nave come un uccello aveva il rostro e la coda.


    L'Italia e i suoi abitanti
    Italiae incolae praecipue agricolae et nautae sunt. Agricultura nostrae paeninsulae incolis cara fuit, est, erit. Vita rustica parsimoniae, diligentiae iustitiaeque magistra est; ita agricolae Italiam ditabant. In illa multae atque clarae Graeciae coloniae fuerunt: olim Italiam Magnam Graeciam appellabant. Italiae orae, praecipue Siciliae et Sardiniae insularum, amoenae sunt; terra uvarum, olearum castanearumque, rosarum violarumque plena est. Multae in illa sunt clarae aquae. Antiqua et clara est Italiae, nostrae carae patriae, historia. Poetarum litterarumque Romae atque Italiae fama mira est. Italiam, nostram patriam, puellae, semper amate!

    Traduzione
    Gli abitanti dell' Italia sono soprattutto agricoltori e marinai. L'agricoltura fu, è e sarà cara agli abitanti della nostra penisola. La vita rustica è maestra di parsimonia, diligenza e giustizia: così gli agricoltori arricchiscono l' Italia. In essa ci furono molte e famose colonie greche: una volta chiamavano l' Italia Magna Grecia. Le spiagge dell' Italia, soprattutto delle isole della Sicilia e della Sardegna, sono amene; la terra è piena di uva, di olivi, di castagni, di rose e di viole. Molte in essa sono le acque famose. La storia dell' Italia, nostra cara patria, è antica e famosa. E' meravigliosa la fama dei poeti e della letteratura di Roma e dell' Italia. Fanciulle, amate sempre l' Italia, la nostra patria!


    Tra storia e leggenda
    Indigenae Fauni olim et Nymphae et viri, silvarum e truncis nati, Latium habitaverunt, sicut Vergilius narrat, Romanorum poeta praeclarus. Saturnus, deinde, ex Olympo a filio pulsus, indigenas viros per iuga montana dispersos congregavit et primus ad culturam agrorum vocavit:sic feram populi vitam mitigavit. Post Saturnum Picus et Faunus et Latinus regnaverunt. Sub regno autem Latini, intravit in Latium Aeneas, cum sociis et parvulo filio Julo, ex Troiano incendio profugus.

    Traduzione
    Un tempo i fauni, le ninfe e gli uomini indigeni, nati dai tronchi dei boschi, abitarono nel Lazio, come narra Virgilio, famosissimo poeta romano. Poi Saturno, cacciato dall' Olimpo dal figlio, riunì gli uomini indigeni dispersi sulle vette dei monti e per primo li esortò a coltivare i campi: così mitigò la vita barbara del popolo. Dopo Saturno regnarono Pico, Fauno e Latino. Sotto il regno di Latino, Enea, in fuga dall' incendio di Troia, entrò nel Lazio con i suoi compagni e il suo piccolo figlio Iulo.


    Romolo e Remo
    Romolus et Remus in ripa fluvii oppidum condere statuerunt. Remus sex corvos vidit, sed Romulus duodecim corvos: sic fuit Romuli condere Romam. Romulus in agro sulcum duxit et murum aedificavit. Postea, magna cum ira dixit:« Vae advenae qui eum antecedet!». Remus sprevit imperium et antecessit. Itaque Romulus Remum, advenam, necavit.

    Traduzione
    Romolo e Remo decisero di fondare una città sulla riva di un fiume. Remo vide sei corvi ma Romolo ne vide dodici: così fu Romolo a fondare Roma. Romolo fece un solco nel campo ed edificò un muro. Poi, con grande ira disse:« Guai allo straniero che lo supera! ». Remo disprezzò il comando e lo superò. Così Romolo uccise Remo, come uno straniero.


    I metalli
    Aurum, argentum et ferrum metalla sunt. In terra multae venae auri, argenti et ferri sunt. Ferrum necessarium est; at aurum et argentum rara et pretiosa sunt. Antiqui populi aurum, argentum, ferrum et alia metalla cognoscebant. Multa simulacra ex auro et argento deorum templa ornabant; ex ferro multa instrumenta et arma erant facta. Fabri metalla cudebant. Aurei anuli et argenteae fibulae matronarum ornamenta erant. Fibulae aurae saepe dearum statuas ornabant. Metalla pretiosa saepe bellorum causa fuerunt.

    Traduzione
    L' oro, l' argento e il ferro sono metalli. Nel terreno ci sono molti filoni d'oro, d'argento e di ferro. Il ferro è necessario; ma l' oro e l' argento sono rari e preziosi. I popoli antichi conoscevano l' oro, l' argento, il ferro e gli altri metalli. Molte statue d'oro e d'argento ornavano i templi degli dei; molti strumenti e molte armi erano fatte di ferro. I fabbri battevano i metalli. Anelli d' oro e fibbie d'argento erano ornamenti delle matrone. Le fibbie d'oro spesso ornavano le statue delle dee. I metalli preziosi furono spesso causa di guerre.


    Un fantasma che non era un fantasma
    Vulpecula tintinnabulum in collo gestabat atque saepe in agricolarum tecta noctu penetrabat. Dum silenter incedit, tintinnabulum quassabat et puerorum somnos rumpebat. Pueri in lectis diu novum ac mirum sonum audiebant atque ita secum cogitabant:« Profecto huc venerunt simulacra ex inferis atque nostros somnos territant ». Sed olim lunae radii penetrabant in cubiculum; et ideo pueri clari vident bestiolae formam atque audiunt tintinnabulum. Iam pueri non timent sed hilariter rident; inde bestiolam captant.

    Traduzione
    Una volpicina portava sul collo un campanello e spesso penetrava sui tetti degli agricoltori. Avanzando silenziosamente scuoteva il campanello e rompeva il sonno dei bambini. Nei letti i bambini ascoltavano a lungo il nuovo suono meraviglioso e così tra sè pensavano:« Certamente qui sono venuti i fantasmi dagli inferi e spaventano i nostri sonni ». Ma una volta i raggi della luna penetravano nella stanza: e perciò i bambini vedono chiaramente la forma della bestiola e odono il campanello. Allora i bambini non temono e ridono gioiosamente; poi catturano la bestiola.


    I Romani in Campania
    Ferias antiqui Romani praesertim in oris maritimis Campaniae agebant. Coelum Campaniae erat nitidum et serenum; solum erat fecundum et limpidis aquis laetum. Ibi pulchras villas aedificabant et ornabant statuis et fonticulis. Multae villae erant splendidae silvis et hortis. Nunc, ubi erant villae, ibi sunt vineta et pomaria, ubi erant statuae, ibi sunt piri, mali, cerasi; ubi Romani laeta otia agebant, ibi coloni terram arant et seminant, poma colligunt et vindemiant: gaudent copia frumenti et pomorum.

    Traduzione
    I romani facevano le vacanze soprattutto sulle spiagge marittime della Campania. Il cielo della Campania era nitido e sereno; il suolo era fecondo e copioso di limpide acque. Qui costruivano belle ville e le ornavano con statue e piccole fonti. Molte ville erano rese splendide da parchi e giardini. Ora, dove c'erano le ville, ci sono vigneti e frutteti, dove c'erano le statue, ci sono peri, meli e ciliegi; dove i Romani conducevano lieti ozi, i coloni arano e seminano la terra, raccolgono i frutti e vendemmiano; godono per l' abbondanza del frumento e dei frutti.


    Bacco e Vulcano
    Bacchus erat apud Romanos deus vinii et gaudii. Poetae Bacchum fingebant virum pulchrum, hederae foliis ornatum. Nam hedera deo sacra erat. Bacchus in Italia et in Graecia templa et aras habebat: pueri hederae coronas portabant et agricolae hircos immolabant. Feminae atque viri pompae dei semper laeti et iucundi erant: nam in vino gaudium et laetitia sunt. Purum vinum tristitiam expellit, acerbas curas dissipat atque animos reddit iucundos. Vulcanus, contra, frabrorum dues erat. Deus claudus erat: nam e caelo olim decidit. Romani Vulcani officinam Aetnam putabant: ibi ferro, argento, auro, deis et viris parabat scuta, loricas, galeas, hastas, gladios. Itaque Vulcanus deis carus erat.

    Traduzione
    Presso i Romani Bacco era il dio del vino e della gioia. I poeti rappresentavano Bacco come un bell' uomo ornato con foglie d'edera. Infatti l' edera era sacra al dio. In Italia e in Grecia Bacco aveva templi ed are: i ragazzi portavano corone di edera e gli agricoltori immolavano i caproni. Le donne e gli uomini della processione del dio erano sempre lieti e giocondi: infatti nel vino ci sono gaudio e letizia. Il vino puro caccia via la tristezza, dissipa le amare preoccupazioni e rende gli animi giocondi. Vulcano invece era il fabbro degli dei. Era un dio zoppo: infatti una volta precipitò dal cielo. I Romani credevano che l'Etna fosse l'officina di Vulcano; qui col ferro, l' argento e l'oro preparava scudi, corazze, elmi, giavellotti e spade per gli uomini e per gli dei.


    Il fanciullo bugiardo
    Puer, dum agnos et capellas pascit, per iocum auxilium petit:« Ecce lupus! Agricolae, succurrite, succurrite misero mihi! ». Coloni undique accurrunt, sed nullum lupum inveniunt. Postridie puer agricolas rursus invocat, nam lupus vere apparet, sed frustra: « Succurrite, succurrite » clamat. Nam agricolae pueri verbis non credunt, et in campis tranquilli manent. Ita lupus agnas et capellas devorat, dum puer stultus suum mendacium luget.

    Traduzione
    Un fanciullo, mentre pascola agnelli e caprette, chiede aiuto per gioco:« Ecco il lupo! Contadini, soccorretemi, soccorretemi, povero me! ». I coltivatori accorrono da ogni parte, ma non trovano nessun lupo. Il giorno dopo il ragazzo chiama di nuovo gli agricoltori, infatti il lupo compare veramente, ma invano: « Aiutatemi, aiutatemi » grida. Ebbene i contadini non credono alla parola del ragazzo e rimangono tranquilli nei campi. Così il lupo divora le agnelle e le caprette, mentre il ragazzo stolto piange la sua bugia.


    Il lupo e il cavallo
    Lupus, aegrotus, equo occurrit. Sed dolo eum circumvenit. Ita medicum se simulavit et equo dixit: « Cum aegrotus eris, tuos morbos curabo ». Equus dolo dolum opposuit. Suum pedem aculeis compunctum simulavit et remedium petiit. Statim lupus, credulus, appropinquavit; at equus ungulis lupum percussit et fere exanimavit. Lupus, postquam animum recepit, dixit: « Iure poenam luo mei doli ».

    Traduzione
    Il lupo, malato, incontrò il cavallo. Ma lo raggirò con dolo. Così si finse medico e disse al cavallo: « Quando sarai malato curerò le tue malattie ». Il cavallo oppose dolo al dolo. Fece finta che il suo piede fosse stato punto dagli aculei e chiese un rimedio; subito il lupo ingenuo si avvicinò; ma il cavallo percosse il lupo con gli zoccoli e quasi lo uccise. Il lupo, dopo che ebbe ripreso coscienza disse: « Giustamente sconto la pena a causa del mio dolo ».


    Phaedrus
    Phaedri patria Macedonia fuit. Romanorum captivus, Augusti servus fuit; Augusto acuto ingenio et magna sapientia carus erat; in Phaedro praecipua erat scientia et litterarum Latinarum pertitia. Poeta erat et fabulas parvas pulchrasque, Romanis caras, praesertim pueris et puellis, creabat. In Phaedri fabulis mira vitae praecepta et magnum iustitiae desiderium erant et sunt.

    Traduzione
    La patria di Fedro fu la Macedonia. Prigioniero dei romani, fu servo di Augusto; era caro ad Augusto per l' acuto ingegno e la grande sapienza; in Fedro era eccezionale l'erudizione e la conoscenza delle lettere latine. Era poeta e creava delle piccole e belle favole, care ai romani, soprattutto ai fanciulli e alle fanciulle. Nelle favole di Fedro c'erano e ci sono meravigliosi precetti di vita e un grande desiderio di giustizia.


    Equus et aper
    Equus in vado bibit. Venit aper: in vadum intrat aquamque agitat. Equus stomachosus cum apro litigat, sed frustra: aquam nimia insolentia aper turbat. Tum equus iratus vicinae villae domini auxilium petit; virum in dorso levat et contra inimicum portat. Aprum vir telis necat, in equi dorso ponit et dicit:« Laetus sum quod auxilium meum petebas; miram praedam nunc habeo et servum ad meam villam idoneum &raguo. Frenis autem et habenis equum alligat. Tum maestus equus dicit: « Parvam vindictam stultum cupiebam et petebam: vir non solum apri, sed etiam vitae meae erit dominus; posthac non liber, sed servus semper ero ». Fabula Aesopus iracundos monet: immodica ira insaniam gignit, insania saepe exitii est causa.

    Traduzione
    Il cavallo beve nel guado. Viene un cinghiale: entra nel guado e agita l' acqua. Il cavallo collerico litiga con il cinghiale, ma invano: la troppa insolenza del cinghiale turba l'acqua. Allora il cavallo irato chiede l'aiuto del padrone della vicina fattoria; solleva l' uomo sul dorso e lo trasporta contro il nemico. L' uomo uccide il cinghiale con le frecce, lo pone sul dorso del cavallo e dice: « Sono contento che tu abbia chiesto il mio aiuto; adesso ho una preda meravigliosa e un servo adatto per la mia fattoria ». Poi lega il cavallo con le briglie. Allora il triste cavallo dice: « Desideravo e chiedevo una piccola vendetta: l' uomo non solo del cinghiale ma anche della mia vita sarà padrone; d'ora in poi non libero ma sarò sempre servo ». La favola di Esopo ammonisce gli iracondi: l'ira eccessiva genera la follia, e la follia è spesso causa di rovina.


    Un padre saggio
    Paulum Aemilium olim interrogavit amicus: « Cur tuorum filiorum exercitationibus semper praesens es? ». Respondit Paulus Aemilius: « Liberorum meorum magistro non omnia officia mea tradidi, sed potestatis paternae solum partem parvam commisi. Dat magister pueris scientiae principia. Patri autem manet animorum et virtutum cura ». Duobus filiis dilectis superfuit Paulus et funeribus adfuit; tertium vero in adoptionem Scipioni Africano dederat.

    Traduzione
    Un amico una volta interrogò Paolo Emilio: « Perchè sei sempre presente alle esercitazioni dei tuoi figli? ». Paolo Emilio rispose: « Non trasmisi al maestro dei miei figli tutti i miei doveri ma gli affidai solo una piccola parte della patria potestà. Il maestro dà ai ragazzi i principi della scienza. Al padre rimane la cura del loro carattere e della loro virtù. Paolo sopravvisse a due diletti figli e fu presente ai funerali, il terzo in vero lo aveva dato in adozione a Scipione l' Africano.


    I maestri del pensiero
    Fama aeterna memoriam ornat magistrorum Graecorum qui per tota Graeciam altas philosophiae doctrinas docebant. Multi discipuli non solum a tota Graecia et ab insulis, sed etiam a Sicilia et Italia accurrebant atque verba clarorum philosophorum magno gaudio audiebant.
    Philosophia enim erat tum eritque sempre solacium verum et conspicuum animi nutrimentum. Vir philosophiae sapientiae egenus non erat apud Graecos dignus ulla gloria.
    Etiam Romani philosophiam a Graecis magistris plerumque discebant: immo saepe in Graeciam veniebant et diligenter studiis philosophicis attendebant. Praecipue Epicuri doctrinam clari Romanorum poetae, sicut Lucretius, Horatius Vergiliusque, colebant.

    Traduzione
    La fama eterna onora la memoria dei maestri greci, i quali per tutta la Grecia insegnavano le nobili teorie della filosofia.
    Molti allievi accorrevano non solo da tutta la Grecia e dalle isole, ma anche dalla Sicilia e dall’Italia e ascoltavano con grande gioia le parole dei filosofi famosi. Infatti, la filosofia a quel tempo era e sarà sempre un vero aiuto e notevole nutrimento dell’animo. L’uomo privo di sapienza filosofica presso i greci non era degno di alcuna gloria.
    Anche i romani generalmente studiavano la filosofia dei maestri greci: invece spesso andavano in Grecia e diligentemente si dedicavano agli studi filosofici.
    I poeti Romani praticavano soprattutto la dottrina del famoso Epicuro, così come Lucrezio, Orazio e Virgilio.


    La distruzione di Troia
    Priamus rex Troiae locuples et beatus erat. Filios enim strenuos et filias habebat. Sed olim Paris, iuvenis imprudens, Graeciam percurrens (=percorrendo), Helenam reginam rapuit. Tum Menelaus, ferox Helenae maritus, bellum Troianis indixit. Post decem (=dieci) annos belli, pauci filii sospites erant: etiam Hector, prudends et fortis patriae defensor, cum Achille pugnans (=combattendo), cadit. Graeci civitatem obsidione cingunt, postremo immane equum aedifacant. Troiani equum urbem inducunt, votum aestimantes. Tum immanis strages est: heroes Graeci Priamum filiosque superstites necant, filias in servitutem ducunt. Hecuba regina in insaniam incidit, sicut canis ululat, trucium calamitatum iam immemor est.

    Traduzione
    Priamo, re di Troia, era ricco e beato. Aveva infatti figli strenui e figlie. Ma una volta Paride, imprudente giovane, percorrendo la grecia, rapì la regina Elena. Allora Menelao, feroce marito di Elena, proclamò guerra ai troiani. Dopo dieci anni di guerra, pochi figli erano sopravvissuti: infatti Ettore, prudente e forte difensore della patria, combattendo con Achille, morì. I greci cingono la città in assedio e alla fine costruiscono un enorme cavallo. I troiani portano in città il cavallo, considerandolo un voto. Allora vi è una immane strage: gli eroi greci uccidono Priamo e i sopravvissuti figli, portano alla servitù le figlie. La regina Ecuba impazzì, come un cane ulula, è immomre delle atroci calamità.


    La vista
    Auditus,gustatus,odoratus,visus,tactus sunt corporis sensus. Sine sensibus,hominum vita vix credibilis est. Omnes sensus magnam praebent utilitatem hominibus, sed visum iure iudicamus praecipue necessarium. Visum enim discernimus naturae formas et colores; spectamus locos amoenos, splendorem solis, pulchritudinem florum, formositatem corporum; observamus eximias pictorum tabulas, statuas, splendida aedificia urbium; videmus vultus filiorum, gratum aspectum parentum, proponiquos, amicos. Oculi sunt nostri duces per omne vitae tempus.

    Traduzione
    Udito, gusto, olfatto, vista e tatto sono i sensi del corpo. Senza i sensi la vita degli uomini è a stento credibile. Tutti i sensi sono di grande utilità agli uomini, ma giustamente giudichiamo la vista particolarmente necessaria. Con la vista infatti distinguiamo le forme e i colori della natura. Guardiamo i luoghi piacevoli, lo splendore del sole, la bellezza dei fiori, il fascino dei corpi. Osserviamo gli stupendi quadri dei pittori le statue, gli splendidi edifici della città. Vediamo il volto dei figli, il gradito aspetto dei genitori, i parenti gli amici. Gli occhi sono le nostre guide per tutta la durata della vita.


    Il pater familias
    Summa erat patris auctoritas temporibus antiquis: tunc dominus erat uxoris, liberorum, servorum, sed postea eius auctoritas facta est minus imperiosa. domi autem matres sunt dominae: curant liberos et domum gerunt. non solum maritus,uxor, liberi sed etiam servi pars erant familiae.servi sunt plurimi. multi operam praestant domi, in urbe, sed multi vivunt ruri et dediti sunt agris.pater familias domi suae rex est; habet in liberos patriam potestatem, in servos dominicam potestatem. pater amovere recens natum potest, filiumque, cum adoleverit, vendere, necare, catenis vincire potest.patri familias eadem est potestas necandi, punindi, vendendi, fustibus percutiendi servos suos. ille rebus familiribus omnibusque familiae negotiis praeest.

    Traduzione
    Somma era l'autorità del padre ai tempi antichi: allora era il padrone della moglie, dei figli, dei servi, ma dopo di lui l'autorità diventò meno potente. In casa invece le madri sono le padrone: curano i figli e si occupano della casa. Non solo il marito, la moglie, i figli, ma anche i servi parte della famiglia. I servi sono moltissimi. Molto garantiscono il lavoro in casa, in città ma molti vivono in campagna e sono dediti ai campi. Il padre di famiglia è il re della sua casa e ha la patria potestà sui figli, sui servi la potestà del padrone. Il padre può allontanare il neonato e il figlio, quando sarà cresciuto può legarlo a se con catene, venderlo, ucciderlo. Il padre di famiglia ha la stessa autorità di uccidere, di punire, di vendere, di percuotere i suoi servi con un bastone. Quello è a capo dei beni familiari e di tutte le occupazioni della famiglia.


    La battaglia di Maratona
    Darius, Persarum rex, aciem instruxit apud Marathonem, parvam planitiem proximam mari.
    Miltiades, Graecorum dux, Plataeensium et Atheniensium exercitum ita disposuit: in cornu dextero equitatum Atheniensium collocavit, in cornu sinistro Plataeenses. Magno impetu Graeci contra Persas moverunt et in cornibus victores fuerunt; in media acie, contra, Persae fugaverunt Athenienses. At post meridiem Graecorum cornua contra mediam aciem Persarum vexilla moverunt atque ita hostes cincumcluserunt. Graecorum incursus magnae perturbationis in Persarum execitu causa fuit. Pugnae exitus tamen diu incertus fuit. Postremo Graeci pervicerunt. Ita parva acies libertatem totius Graeciae servavavit.

    Traduzione
    Dario, re dei Persiani, dispose la schiera presso Maratona, una piccola pianura vicina al mare. Milziade, comandante dei Greci, dispose così l’esercito dei Plateesi e degli Ateniesi: nell’ala destro collocò la cavalleria degli Ateniesi, in quella sinistra i Plateesi. Con grande impeto i Greci si mossero contro i Persiani e nelle ali (della schiera) furono vincitori; contro la schiera centrale, i Persiani misero in fuga gli Ateniesi. Nel pomeriggio le ali dei Greci contro la schiera centrale dei Persiani mossero i vessilli e così chiusero intorno i nemici. L’assalto dei Greci fu causa di grande turbamento nell’ esercito dei Persiani. L’ esito tuttavia fu a lungo incerto. Alla fine i Greci vinsero completamente. Così una piccola schiera salvo la libertà di tutta la Grecia.


    La casa Romana
    Antiquis temporibus domus Romanorum modicae fuerunt. Sed postea ingentes bellorum praedae divitias et luxum etiam in domos paulatim introduxerunt. tum praecipui viri domos magnificas et opulentas ingentibus sumptibus aedificaverunt. domus praecipua pars antiquitus atrium fuit. Atrium ampla area erat; ex tecto aperto videlicet ex compluvio, lux penetrabat; in media pavimenti parte impluvium aquas pluvias excipiebat. in atrio erant focus, Lararium, imagines maiorum. in Larium tutela domus erat. in atrio, ex parte ianuae opposita, tablinum situm erat. ibi pater familias negotia agebat cum clientibus et hospitibus. in parte extrema domus antiquitus parvus hortus erat; postea architecti ibi aedificaverunt peristylium, porticibus, signis, arboribus venustis ornatum. in lateribus magnifica conclavia: triclinium, bibliotheca, exhedra.

    Traduzione
    Anticamente le case dei romani erano modiche. Ma dopo introdussero poco a poco nelle case gli ingenti bottini delle guerre e il lusso. Allora gli uomini di spicco edificarono case ricche e magnifiche a ingenti spese. La parte più antica della casa fu l'atrio. L'atrio era un'area ampia, dal tetto aperto, evidentemente dal compluvio, penetrava la luce; a metà del pavimento l'implivio raccoglieva le acque piovane. Nell'atrio c'erano i ritratti degli antenati, il fuoco dei Lari. La casa era sotto la tutela dei Lari. Nell'atrio, dalla parte opposta dell'ingresso, era situato il tablinio. Qui il padre di familia faceva gli affari con i clienti e ospiti. Nella parte estrema della casa antica vi era un piccolo giardino; poi gli architetti qui edificarono il peristilio ornato di portici, statue, alberi graziosi. Ai lati magnifiche sale: il triclinio, la biblioteca, l'esedra.


    Gli antichi Romani
    Initio Romani simplicius et modestius vivebant quam multi alii populi. Haud facile victum sibi comparabant. Nam magna pars agrorum parum frugifera erat. Praeterea agros saepissime bella, non raro vis tempestatum vastabant. Sed quo pauperior populus est, eo diligentius et ardentius deos plerumque colit. Etiam Romani pii et industrii erant; agrestia numina initio potissimum adorabant. Sed plus et diutius quam ceteros deos penates suos colebant. "Penates nostros non minus diligimus quam parentes set liberos”. Id rectissime Seneca dixit, aequalis imperatoris Neronis. Ante simulacra eorum tota familia crebro immolabat, cottidie orabat. Praecepta religionis Romani simper diligentissime observabant.

    Traduzione
    Al'inzio i Romani vivevano più modestamente e semplicemente di molti altri popoli. Non si procuravano facilmente il nutrimento. Infatti gran parte dei campi era poco fertile. Inoltre molto spesso le guerre e non spesso la violenza delle tempeste devastavano i campi. Ma quanto più un popolo è povero, tanto più la maggior parte onora scrupolosamente e ardentemente gli dei. Anche i Romani erano religiosi e operosi; all'inizio adoravano particolarmente gli dei agresti. Ma adoravano i propri Penati di più e da più lungo tempo degli altri dei. "Non amiamo i nostri Penati meno dei genitori e dei figli". Ciò lo disse molto bene Seneca, contemporaneo dell'imperatore Nerone. Tutta la famiglia faceva spesso sacrifici davanti ai propri simulacri e pregava ogni giorno. I Romani osservavano sempre molto attentamente i precetti della religione


    Ponzio Telesino
    Bello sociali, Pontius Telesinus, dux Samnitium, vir fortissimus et Romanis infestissimus, multos pertinaces iuvenes congregaverat et atrocius quam Pyrrhus Campiam Etruriamque vastaverat. Tandem Romam oppugnavit et, apud Portam Collinam, cum Sulla dimicans, ad summum discrimen copias Romanas perduxit. Maiorem timorem non excitavit Hannibal pugnans sub moenia Romae! Ferocissimum fuit enim proelium et diu incertum: solum sub noctem Romani milites recipient animos et hostes fugant. Postridie Sullae equites Pontium Telesinum inveniunt semianimem, victoris magis quam victi vultum retinentem.

    Traduzione
    Nella guerra sociale, Ponzio Telesino, comandante dei Sanniti, uomo assai forte e assai odiato dai Romani, aveva riunito molti giovani pertinaci e aveva devastato più atrocemente di Pirro la Campania e l'Etruria. Alla fine assediò Roma e, presso porta Collina, lottando contro Silla, condusse al più grande pericolo le truppe romane. Annibale non destò maggiore timore combattendo sotto le mura di Roma! Fu assai aspro infatti il combattimento e a lungo incerto: solo di notte i soldati romani ritrovano gli animi e mettono in fuga i nemici. Il giorno dopo i cavalieri di Silla trovarono Telesino esanime, che aveva un volto più del vincitore che del vinto.


    I Greci
    Antiqui Graeci nautae audacissimi et callidissimi mercatores erant; quare in omnibus maris oris florentissimas colonias habebat. Etiam in artibus maiorem famam quam Romani obtinuerunt; nam clarissimi artificie erant et in maxima Graecarum urbium parte templa et aedificia publica et simulacra perfectissimae pulchritudinis videre licebat. Scripta quoque Graecorum elegantiora et venustiora sunt quam Romanorum: carmina, orationes, philosophiae libri maiore elegantia praediti sunt. Homerus exemplum maxime insigne praebet: nam Homeri, antiquissimi omnium poetarum, gloria semper fiorentissima est. Clarissimum quidem est Socratis nomen: nostris temporibus non minus quam antiquis admirationem maximam movet.

    Traduzione
    Gli antichi Greci erano marinai audacissimi e commercianti astutissimi; per questo sui lidi di tutti i mari avevano fiorentissime colonie. Anche nelle arti raggiunsero maggior fama dei Romani; infatti erano artisti molto famosi e nella maggior parte delle città greche era possibile vedere templi, edifici pubblici e statue di bellezza più che perfetta. Anche le opere letterarie dei Greci sono più belle ed eleganti di quelle dei Romani: poesie, orazioni, libri di filosofia sono dotati di maggiore eleganza. Omero ne è l'esempio più insigne: infatti di Omero, il più antico di tutti i poeti, sempre fiorentissima è la gloria. Anche il nome di Socrate è sempre notissimo: suscita infatti la massima ammirazione ai tempi nostri, non meno che in quelli antichi.


    I Giochi Olimpici
    Graeci deos, quos colebant, etiam ludis honorabat; clarissimae omnium erant certamina, Hercules ipse primus Olympiae celebraverat. Nam ex omnibus urbibus Olympiam conveniebant plurimi viri, quos delectabat ludorum spectaculum. Tempore, quo athletae, in tota Graecia bella cessabant et tribunalia clausa erant: omnes tranquille pacem servabant iuvenus, quorum corpora validiora erant, cursu acriter certabant et currus ducebant, quos celeres equi trahebant et omnibus modis aemulos superare studebant.
    Post certamina, qui vicerant ad magistratus procedebat: qui eis coronas victoriae praemia donabant. Poetae clarissimi saepe victoriam celebraverant carminibus et cives in urbium foris statuas collocabant, quae victoriae memoriam tradebant.

    Traduzione
    I Greci onoravano con i giochi gli dei che rispettavano; i più famosi di tutti erano le gare, lo stesso Ercole per primo aveva celebrato le olimpiadi. Infatti da tutte le città molti uomini venivano alle olimpiadi, che lo spettacolo dei giochi dilettava. Nel tempo in cui vi erano gli atleti, in tutta la grecia cessavano le guerre e erano chiuse le cause, tutti conservavano tranquillamente la pace. La gioventù i corpi di cui erano più validi, gareggiavano nella corsa e conducevano il carro che i cavalli veloci trascinavano, e in tutti i modi aspiravano a superare gli emuli. Dopo le gare, quelli che avevano vinto accedevano ai magistrati: quelli gli donavano corone, premi della vittoria. I poeti più famosi avevano celebrati spesso con carmi il vincitore e i cittadini convocavano nei fori della città le statue che diffondevano la momoria della vittoria.


    Achille
    Achilles, dux Myrmidonum et fortissimus omnium Graecorum, filius erat Pelei, Thessaliae regis, et Nereidis Thetidis. Magistrum habuit Chironem centaurum quo nemo tum sapientior erat: hic eum nobilissimas artes docuit et bellicas virtutes. Cum admodum iuvenis esset ei licuit, ex deorum voluntate, fatalem vitae cursum sibi eligere: potiorem habuit vitam brevissimam, sed gloriosam quam longam vitam, sed ingloriam. Itaque bello Troiano maximam gloriam sibi paravit: nemo in pugna melior erat, nemo audacior; plurimas urbes expugnavit et plures hostes fugavit quam ceteri Graecorum duces: postremo Hectorem ipsum, longe praestantissimum Troianorum ducem, superavit atque interfecit. Posterius tamen ludibrium fortunae valentissimum maximeque strenuum iuvenem intercepit: eum enim interemit Paris qui maxime inter Troianos mollieter et delicate vitam degebat.

    Traduzione
    Achille, comandante dei Mirmidoni e il più forte di tutti i Greci, era figlio di Peleo re della Tessaglia e della Nereide Teti. Ebbe come maestro il centauro Chirone di cui nessuno allora era più sapiente: questo lo istruì alle nobilissime arti e alle virtù belliche. Essendo oltremodo giovane gli fu lecito, per volontà degli dei, scegliere il corso fatale della sua vita: se avere una vita brevissima, ma gloriosa piuttosto che una vita lunga ma ingloriosa. E così scelse per lui la massima gloria nella guerra troiana: nessuno in battaglia era migliore, nessuno più audace, espugnò molte città e mise in fuga molti nemici rispetto agli altri comandanti greci alla fine superò e uccise lo stesso Ettore, di gran lunga il più prestante comandante dei troiani. Successivamente tuttavia per scherno del fato coraggiosamente e fortissimamente morì giovane: lo uccise infatti Paride che passava una vita tra i troiani più leggera e delicata.


    Un anno terribile e glorioso
    Anno quarto post Hannibalis adventum in Italiam, M. Claudius Marcellus consul, apud Nolam, civitatem Campaniae, contra Carthaginienses bene pugnavit. Hannibal multas civitates Romanorum in Apulia, in Calabria, in Brutiis occupavit. Interim, Philippus, rex Macedoniae, ad ducem Carthaginensium legationem misit, ut promitteret auxilia contra Romanos et auxilia peteret contra Graecos. Romani in Macedoniam M.Valerium Laevinum miserunt et in Sardiniam T. Manlium Torquatum proconsulem. Nam etiam Sardinia Romanos deseruerat. Ita, uno tempore, Romani in quattor regionibus pugnabant; in Italia contra Hannibalem, in Hispaniis contra Hasdrubalem fratrem Hannibalis, in Macedonia contra Philippum, in Sardinia contro Sardos.

    Traduzione
    Nel quarto anno dopo l'arrivo di Annibale in Italia, il console Claudio Marcello combattè bene presso Nola, città della campania, contro i cartaginesi. Annibale occupò molte città dei romani in puglia, calabria e abruzzo. Intanto, Filippo, re di macedonia, mandò dal comandante dei cartaginesi una legazione, affinchè promettesse truppe contro i romani e ottenesse truppe contro i greci. I romani mandarono in macedonia Levino e il proconsole Torquato in Sardegna. Infatti la sardegna si era allontanata dai romani. Così, in un solo momento, i romani combattevano in quattro regioni. In italia contro Annibale, in spagna contro Asdrubale fratello di Annibale, in Macedonia contro Filippo e in sardegna contro i sardi.


    Cimione
    Cimon,Miltiadis filius,celeriter ad principatum pervenit.Habebat enim satis eloquentiae,summam liberalitatem,magnam prudentiam cum iuris civilis tum rei militaris,quod cum patre a puero in exercitibus fuebrat versatus.Itaque hic et populum urbanum in sua tenuit potestate et apud exercitum plurimum valuit auctoritate.Primum imperator apud flumen Strymona magnas copias Thraecum fugavit,oppidum Amphipolim constituit.Idem iterum apud Mycalen Cypriorum et Phoenicum ducentarum navium classem devictam cepit,eodemque die pari fortuna in terra usus est;namque hostium navibus captivis,statim ex classe copias suas eduxit barbarorumque maximam vim uno concursu prostravit. Qua victoria magna praeda potitus,cum donum reverteretur,quod iam nonnullae insulae propter acerbitatem imperii defecerant,bene animatas confirmavit,alienatas ad officium redire coegit.Scyrum,quam eo tempore Dolopes incolebant,quod contumacius se gesserant,vacuefecit,sessores veters urbe insulaque eiecit,agros civibus divisit.Thasios opulentia fretos suo ad ventu fregit.His ex manubiis arx Athenarum est ornatu.

    Traduzione
    Cimone, filgio di Milziade, celermente giunse al potere. Aveva infatti abbastanza di eloquenza, somma liberalità, grande conoscenza sia del diritto civile che della pratica militare, perché da fanciullo si era trovato negli eserciti col padre. E così costui da una parte mantenne la popolazione urbana sotto il suo potere dall’altra valse moltissimo presso l’esercito per autorevolezza. Dapprima comandante mise in fuga grandi truppe di Traci presso il fiume Striamone, fondò la città di Anfiboli e lì vi mandò in colonia dieci migliaia di Ateniesi. Lui stesso di nuovo presso Micale catturò la flotta sconfitta di duecento navi di Ciprioti e Fenici e nello stesso giorno ebbe pari fortuna in terra: infatti catturate le navi dei nemici, subito fece uscire le sue truppe dalla flotta ed atterrò con un solo assalto la grandissima forza dei barbari. In quella vittoria impadronitosi d grande bottino ritornando in patria, poiché già alcune isole per l’asprezza del comando si erano ribellate, rafforzò le bene intenzionate, costrinse le ribelli a ritornare al dovere. Evacuò Sciro, che i Dolopi abitavano in quel tempo, perché si erano comportati troppo superbamente, cacciò dalla città e dall’isola gli antichi abitanti e divise i campi ai concittadini. Sbaragliò col suo arrivo i Tasi fiduciosi nella ricchezza. Da questi bottini la rocca di Atene, che volge a mezzogiorno, fu decorata.


    Le Amazzoni
    Hircaniae finitima erat gens Amazonum campos circa Thermodonta amnem incolentium.Reginam habebant Thalestrin,omnibus inter Caucasum montem et Phasin amnem imperitantem.Haec,cupidine vivendi Alexandri Magni accensa,finibus regni sui excessit;et, cum procul haud abesset,praemisit aliquos ad regem monendum venisse reginam adeundi eiusque cognoscendi avidam.Protinum data protestate venienti,trecentis feminis comitata processit.Atque,ut primum rex in cospectu fuit,equo ipsa desiluit,duas lanceas dextera regens.Corpus Amazonum vestibus non totum induitur;nam laeva pars ad pectus est nuda,altera contra velatur.Altera papilla intacta servatur ad liberos alendos;aduritur dextera,ut arcus facilius intendant,et tela vibrent.

    Traduzione
    L’Ircania era confinante (con) il popolo delle Amazzoni, che abitavano le pianure attorno al fiume Termodonte. Avevano come regina Talestri, che comandava a tutti tra il monte Caucaso e il fiume Fasi. Costei, spinta dal desiderio di vedere Alessandro Magno , uscì dai confini del proprio regno e, quando non era molto distante, inviò dei messaggeri ad annunciare che era arrivata una regina per incontrarlo, desiderosa di conoscerlo. Ricevuto subito il permesso di venire, ella si fece avanti accompagnata da trecento donne, dopo aver ordinato alle altre di soprassedere, e, non appena fu al cospetto del re, smontò da cavallo reggendo nella destra due lance. La veste non copre tutto il corpo delle Amazzoni: infatti la parte sinistra è scoperta fino al petto, quindi il resto è coperto da un velo. Uno dei due seni è conservato intatto, : quello destro viene bruciato, per tendere più agevolmente l’arco e scagliare le frecce.


    Sempre in continuo agggiornamento...

    Fonte delle versioni: studentiville.it; libero.it; latin.it

    Edited by ~Mark™ - 20/4/2010, 16:25
     
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  2. BOH
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    posso permettermi di modificare il titolo in modo che diventi più facilmente rintracciabile dai motori di ricerca?
     
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  3. Rael Pure Sound Alchemist
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    Ma è... Incomprensibile, pessima, incoerente al testo originale e... TUTTO! È un casino inumano
     
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  4. .Edward Elric.
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    CITAZIONE (Rael Pure Sound Alchemist @ 11/2/2009, 14:31)
    Ma è... Incomprensibile, pessima, incoerente al testo originale e... TUTTO! È un casino inumano

    ma almeno è un qualcosa da cui partire.
    E come se tu volessi fare un gioello.Trovi un diamante grezzo,e per farne appunto un gioello,lo lavori fino a quando non sei soddisfatto.
     
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    Aggiornata con altre versioni che più facilmente ti possono assegnare a scuola verso l'inizio, quando sei ancora mezzo ingorante in materia XD.
     
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  6. BOH
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    e per chi è ignorante completo come me?xDxD

    scherzo
     
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  8. BOH
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    scusa ma che cos'è questa versione?

    Edited by •Ryu - 5/3/2009, 19:03
     
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    Era per Edward...Ora metto a posto...

    A posto, cancellata.
     
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  10. BOH
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    ah ho capito, postagliela nell'altro topic però
     
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  11. .:.RiKkArDo.:.
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    grandiiiiiiiiii! grazie mo la prof se lo mette al cul.o :riot:
     
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    XD Se vuoi puoi anche fare richieste :asd:
     
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  13. ckhdjvujòhf
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    mettete anke la schiava fedele, la gallina e la perla, la sera in campagna e vita in campagna
     
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  14. BOH
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    ciao e benvenuto innanzi tutto.

    se ti servono altre versioni che non sono presenti in questa discussione, puoi tranquillamente richiederle nella discussione importante in questa sezione, fatta apposta per le richieste
     
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  15. ckhdjvujòhf
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    e a ki la dv kiedere?
     
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21 replies since 9/2/2009, 21:27   68795 views
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